JAM REPUBLIC AL TEATRO COMUNALE DI RUSSI
Marco Pierfederici: piano/tastiere, Vito Bassi: basso, Mattia Zoli: batteria, Michele Folli: chitarra, Marco Marchini: sax tenore, Riccardo Tramontani: sax contralto e Giosuè Orselli: tromba sono i fantastici sette che, domenica 16 marzo, hanno appagato, con le loro evoluzioni strumentali, un gremito pubblico del Teatro Comunale di Russi, presentando una serie di brani in cui hanno sfoderato passione, grinta, e, in modo assolutamente evidente, preparazione e dedizione allo strumento che amano e che hanno messo a disposizione del loro gruppo, Jam Republic, esibendosi in un repertorio di stampo jazzistico, e non solo, che ha suscitato, in ogni pezzo, l’entusiasmo dei molti spettatori che gremivano il teatro e che hanno sempre sottolineato il loro gradimento con bordate di applausi scroscianti.
Sette amici che, come da Jam session, si sono ritrovati per far musica insieme.
Interpreti giovanissimi, ma che hanno mostrato di trovarsi perfettamente a loro agio sia in brani originali, sia in complesse cover di importanti Artisti.
A iniziare dal primo pezzo, in cui si è messo subito in evidenza il perfetto amalgama del settimino, la proposizione del tema ricorrente, l’improvvisazione negli interessanti assoli, interrotti dall’evidente riff della chitarra elettrica, il pathos creato dai sapienti utilizzi della tastiera…
Davvero molto bravi i componenti, a partire dai due sax e dalla tromba, che non hanno comunque mai messo in secondo piano la chitarra elettrica, il basso, spesso virtuosistico, il pianoforte a coda, la tastiera e la batteria.
Molto azzeccata anche la successione dei brani, tra i quali spiccavano due short, che mettevano particolarmente in evidenza i vari assoli dei solisti.
Avevo apprezzato le sonorità del gruppo in alcune demo pubblicate su internet nei giorni scorsi, ma una cosa è sentire un disco, che può essere perfezionato in ogni sua parte, in varie sessioni di registrazione, e un’altra vedere di persona, dal vivo, il complesso, che potrebbe produrre anche errori, cedimenti, incertezze, cosa che non si è mai verificata nei novanta minuti di un’esibizione accuratissima e resa con grande maestria.
Grazie a dedizione e studio, incessante studio che, ancor oggi, nella musica come in tante altre arti, è la cosa che più conta!
Complimenti, ragazzi. Con grande evidenza vi siete divertiti e avete divertito, cosa che non sempre capita. Se vi esibirete ancora, per favore, comunicatemelo. Se non casca il mondo, tornerò ad ascoltarvi molto volentieri.
Pier Giacomo Zauli