NON AL DENARO, NON ALL’AMORE NE’ AL CIELO
Faenza, 21 settembre 2021
Vi racconto cosa mi è successo stamani, perché ha davvero dell’incredibile!
Mi trovavo con gli alunni della classe prima D della media Europa, dove lavoro da più di vent’anni, per una visita al Rione Verde.
Fatto storico, si può dire, in quanto, di visite reali, ossia non virtuali, da due anni a questa parte, causa pandemia, non se n’erano ancora fatte!
La visita è stata davvero interessante, illustrata dagli esperti dei rione. Splendide le spiegazioni date, riferite alle armature, ai costumi, che abbiamo anche provato, alla dieta non proprio mediterranea degli abitanti del Medioevo, come altisonanti, davvero degne di lodi sono state le manifestazioni dei musici e degli sbandieratori, che hanno coinvolto in modo cordiale e deciso i nostri alunni.
Ma poi, è successa la cosa di cui vi dicevo nella prima riga di questo mio scritto.
A un certo punto, il nostro anfitrione ci ha portati nel parco Tassinari, e lì, oltre ad osservare l’antica ghiacciaia di cui ci si serviva nei tempi passati, abbiamo potuto ammirare un oggetto, un’opera d’arte davvero straordinaria, che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta!
Premetto che sono nato a duecento metri in linea d’aria dal Parco Tassinari e vivo a Faenza, Paese in cui ho avuto i natali, da oltre diciassette lustri (oltre 65 anni).
Avrei dovuto, quindi, notare, o almeno inciampare in questa enorme, splendida fattura, che esiste da almeno un decennio!
E mi sarei dovuto immedesimare in chi l’ha costruita, l’ha plasmata come dal nulla, in quel mondo fantastico che si chiama “Biancaneve e i sette nani”, e che qui è stata riprodotta in modo davvero originale ed eufemisticamente creativo (nel senso che il termine creativo, in questo caso, è assai riduttivo).
Insomma, per farla breve, mi sono trovato davanti 24 metri di una scultura lignea, creata sul posto, da un ex ceramista, che, da un tronco d’albero che aveva 250 anni, abbattuto da un forte temporale, si è visto tra le mani un pezzo di legno non da buttare sul fuoco, o da trasformare in mobilia, ma un’entità ispiratrice, che lo ha per così dire costretto, per due anni, a lavorarci, per creare un gigantesco palcoscenico, in cui ha rappresentato, per la gioia di chi è riuscito a guardarlo, un’intera scenografia, ispirata dal fumetto Disney che noi conosciamo, in cui convivono una Biancaneve di cinque metri di altezza, e un enorme tronco, scavato dalle sue mani, per rappresentare i sette nani e una miriade di piccoli e grandi animaletti che circondano, in modo non solo descrittivo, ma interattivo, l’intera scena, alla quale, come epilogo, non manca una galleria finale, dove i piccoli spettatori possono entrare e interagire, diventando essi stessi protagonisti della storia.
Storia che ci è stata spiegata in modo empatico, esauriente e a volte struggente dall’autore stesso, Giorgio Palli, che si è prestato, in modalità assolutamente gratuita, a illustrarci le motivazioni, le situazioni, l’ispirazione con la quale ha creato questo fantastico “oggetto” del quale potrete trovare un'immagine nell'allegato sottostante.
Mi sono fermato a parlare con lui, in privato, per alcuni minuti e, devo dire, mi sono trovato davanti a un Artista con la A Maiuscola, un “compositore del legno” che mi ha stupito per l’entusiasmo, la genialità e la rara manualità con cui ha prodotto dei veri capolavori, dei quali, come spesso succede nei posti in cui si vive, spesso non sappiamo nulla, o quasi (nemo propheta in patria…)
Uno scultore del legno che, tra l’altro, ha fatto quest’opera, che l’ha impegnato per due anni, in modo assolutamente disinteressato o, come direbbe De Andrè, e trasformando le sue parole, non per denaro, ma penso per amore e, mi auguro, per il cielo!
Pier Giacomo Zauli