Ferrara, 12 settembre 2021
UN ENSEMBLE FANTASTICO
Avevo sentito parlare dell’orchestra di plettri Gino Neri, e avevo anche ascoltato alcuni brani eseguiti da questo ensemble, formato da soli strumenti a pizzico (mandolini di tutte le fogge, con aggiunta di alcune chitarre, due contrabbassi e un’arpa), un’orchestra davvero unica nel suo genere, però non ero mai riuscito ad ascoltarla dal vivo.
Ma ecco che, ieri sera, l’occasione si è presentata. E che occasione!
La possibilità di ascoltarli, e vederli in azione, all’aperto, nel chiostro della Chiesa di San Giorgio martire, a Ferrara.
Un concerto assai impegnativo, dove, accanto a pezzi classici, scorrevano brani di Piazzolla, Freddy Mercury, Ennio Morricone, Hans Zimmer.
Brani che non ti aspetteresti, in quanto poteva esserci il rischio di appiattire il tutto, di rendere le cose fuori stile, insomma.
Cosa che, devo dire, non si è mai verificata, grazie alla profonda conoscenza degli strumenti da parte dei musicisti, della consumata capacità di metterli insieme e dell’altrettanto profonda abilità del loro direttore, Mattia Novelli, un diciannovenne del quale credo proprio sentiremo parlare in futuro che, oltre a dirigere, è anche compositore. Un ragazzo che ha dimostrato una compostezza direttoriale, una comunicativa e una precisione del gesto assai rare, a volte, anche in consumati direttori.
Che magnifico concerto, dove ogni nota mi ha lasciato stupefatto!
Principiato con l’ouverture della Norma di Bellini, seguito dal Preludio del terzo atto di Traviata di Verdi, da un pot-purrì di motivi tratti da Carmen di Bizet e da una fantasia Schubertiana, si è poi protratto verso brani sempre più attuali, che, come dicevo, mi hanno stupito per la coerenza dello stile dimostrata, uno stile sempre cangiante, aderentissimo alle intenzioni dei compositori, cosa assolutamente non facile, specialmente quando, per esempio, si va a interpretare un pezzo come “Oblivion” di Piazzolla, un tango che non ti aspetteresti eseguito da degli strumenti a pizzico, ma che è riuscito, nelle mani dell’orchestra di plettri, a creare un intensissimo pathos.
Tanto di cappello, allora! E spero proprio di risentirvi presto!
Pier Giacomo Zauli