UN TITOLO IMBECILLE
Resto del Carlino, 16 aprile 2020
Alle 6,30, come tutti i giorni, vado in edicola e prendo il Resto del Carlino, giornale con cui sono abituato, da anni, a leggere le notizie.
In prima pagina appare, con un titolo cubitale, “GLI ULTIMI DELLA CLASSE”, riferito all’Italia che, in Europa, pare sarà l’ultima a far rientrare i ragazzi in aula.
Un titolo imbecille, in quanto:
· la gente comune non va a leggere l’articolo a pag. 6, che, parzialmente, spiega un po’ cosa il giornalista, un certo Alessandro Belardetti, voleva dire.
· La gente, dopo aver letto l’articolo, apprende che, a parte un preside, Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, praticamente la maggioranza dei docenti vorrebbe riaprire le scuole, facendo rientrare la marea di studenti nella aule, con qualche precauzione che, secondo il mio parere, sarebbe davvero inattuabile e anche poco psicologicamente consigliabile.
Mi viene da pensare:
stamattina, a Faenza, si legge la notizia che ieri altre due persone sono morte di coronavirus;
tutti portiamo le mascherine quando andiamo a fare la spesa (a parte qualche non so ben come definire che si ostina a non portarle);
la polizia ferma tutti quelli che può per arginare l’affollamento;
la curva dei contagi pare si sia fermata, ma al massimo dei livelli (quindi non si è fermata per nulla).
Allora, cosa vogliamo riaprire le scuole a fare?
Ve l’immaginate l’afflusso di genitori che portano a scuola i figli, tutte le mattine?
Pensate che arrivino con l’auto, scarichino i figli e se ne vadano senza aprire la portiera? Senza neppure salutare? Ma figuriamoci!!!
E allora, a cosa sono serviti tutti gli sforzi fatti finora?
E poi, pensateci bene: se ciò accadesse, siamo in Italia, e...
Un migliaio di ragazzi si ammalerebbe di coronavirus in modo importante, alcune decine morirebbero, circa ventimila si ammalerebbero in modo asintomatico e trasmetterebbero la malattia ad altri trecentomila, che la porterebbero a casa dove nonni, genitori, amici contrarrebbero il morbo e lo trasporterebbero bellamente di casa in casa e di scuola in scuola.
Come reagirebbe il popolo italiano?
Come si azzufferebbero i politici, con una risoluzione di tal fatta?
A chi andrebbe la responsabilità?
E poi, francamente, la scuola non si è mai fermata.
Compiti online, videolezioni, incontri telefonici con ragazzi e genitori hanno permesso di continuare in sicurezza e senza privare nessuno dei contenuti e anche dell'affetto necessari a una didattica di emergenza.
Almeno questo è quello che succede nella mia scuola, a Faenza.
E non credo che nel resto d’Italia le cose vadano poi tanto diversamente.
Prof. Zauli Pier Giacomo