Faenza, ridotto del
Teatro Masini, 17 febbraio 2016
Al ritorno dallo spettacolo “Don Giovanni” di W. A.
Mozart leggo la locandina, vado su internet e scopro, con grande sorpresa, che
i sei componenti de “I sacchi di sabbia” non sono musicisti, ma attori!
E dire che, ascoltandoli, avrei pensato fossero tutti
dei buoni musicisti e, soprattutto, cantanti.
Per vari motivi:
un’ottima intonazione;
una grandiosa padronanza vocale;
un gusto raffinatissimo, che mi facevano ricordare, da
un lato i cori a cappella degli Swingle singers, da un secondo le invenzioni
sonore di Caty Berberian in “Stripsody” e, da un terzo lato, le carambolesche
intuizioni musicali e vocali di un Bobby Mc Ferrin.
Ma si vede che mi ero proprio sbagliato!
Ma dallo sbaglio nasce, a questo punto, lo stupore.
Stupore con cui mi chiedo quanti musicisti, e quanti
cantanti d’opera, e non, sarebbero capaci di fare altrettanto!
Sarebbero in grado di esibirsi in frasi melodiche,
vocalizzi, suoni onomatopeici, urla, strepiti, ironiche, scintillanti
esclamazioni per poco meno di un’ora senza minimamente perdere la voce!
E quanti musicisti sarebbero in grado di creare una
tanto indovinata parodia di note, ispirata ad una delle piů celebri opere di
tutti i tempi.
Credo nessuno, o quasi.
Questo gruppo č riuscito a dare ai quindici spettatori
presenti in sala qualcosa di veramente originale, di per nulla stucchevole, di
moderno ma digeribile, anzi, di moderno ma appetitissimo: uno squisito sorbetto
che ha destato solo ammirazione!
Peccato fossimo in pochi a goderci questa esibizione:
pochi, ma fortunatissimi, ed appagatissimi, spettatori!
Pier Giacomo Zauli