FICTION?
Non più tardi di una settimana fa mi è capitata una cosa davvero strana, che non credevo potesse accadere.
Stavo guardando, insieme ad alcuni preadolescenti, il film “Mission”, che tratta di una storia realmente accaduta, per parlare concretamente della colonna sonora e della sua funzione nel film e nel cartone animato.
Abbiamo visto l’intero film, commentando le varie scene, riflettendo sulla valenza della colonna sonora per evidenziare uno stato d’animo, per dare più valore a un messaggio, oppure semplicemente per rendere più veritiero un ambiente.
A un certo punto, durante le immagini più cruente, in cui uno dei missionari viene ucciso e anche alcuni piccoli indios perdono la vita in battaglia, o trucidati mentre, inermi, partecipano ad una specie di processione, alcuni alunni hanno iniziato a ridere fragorosamente, come se stessimo assistendo a un videogame, o ad una comica.
E la cosa si è ripetuta anche in altre classi.
Dopo averli taciuti, e detto loro ciò che pensavo dell’atteggiamento poco consono alle immagini ed ai fatti che si andavano a vedere, ho provato a riflettere su questo tipo di atteggiamento, e mi sono chiesto: perché?
Tra le tante risposte che mi sono dato, una è stata la più plausibile:
“questi alunni non hanno idea del reale, non riescono a immedesimarsi in un fatto, in una storia, in quanto la loro vita è stata impostata, influenzata, dalle fiction, dal computer, da tutto ciò che, se lo guardi, poi, sai che non è vero, che è tutto un gioco, continuabile o arrestabile con un tocco di mouse”.
Ma la vita reale non è così.
Forse sarebbe bene che se ne rendessero conto.
Viviamo probabilmente in un mondo, in una società che ha fatto della bambagia l’ambiente prediletto per l’allevamento dei cuccioli d’uomo.
Una bambagia che è comodissima, ma che rischia di diventare un boomerang contro il buon senso e contro la visione del reale, del concreto.
Una visione che ci fa assistere imperterriti e indifferenti alle tante notizie che escono da un telegiornale, o che ci fa godere davanti alle aberranti immagini di un film dove continuamente si scatena la violenza più inaudita: senza sentimento, senza coinvolgimento alcuno.
E se, improvvisamente, le cose cambiassero?
Se la fiction diventasse reale?
Chissà se alla vista di una scena dove si muore davvero avremmo ancora fragorose risate, o se, disabituati totalmente al reale ed a prendersi delle responsabilità, dopo aver messo sotto un pedone, scapperemmo impauriti, anziché curarci del suo stato?
Pier Giacomo Zauli
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