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(L') uomo del mio tempo

L’UOMO CHE NON CAMBIA Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t'ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero, gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all'altro fratello: "Andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. Questa poesia risale al 1946: quasi settant’anni fa; l’ha scritta Salvatore Quasimodo e la sua genesi prende spunto da armi letali create dall’uomo prima della storia: la pietra; la fionda. Sono passati solo settant’anni, si dirà. E a me viene da ribattere: settant’anni in cui la tecnologia e l’informazione hanno fatto passi tanto da gigante da far capire in tempo reale tutto (o quasi) quello che succede nel mondo; da far conoscere alla gente tutto il bene e tutto il male possibile; da far rendere consapevole chiunque di ciò che sta accadendo, di come sta accadendo e di tutte le conseguenze cui porta. Eppure tutto ciò non basta. Anzi, tutto ciò porta ad una escalation che sa dell’incredibile. Non ci eravamo ancora “abituati” alle violenze perpetrate in varie parti del mondo, che ci vediamo costretti ad assistere alle più atroci brutalità, e senza poter fare nulla, se non assistere increduli, attoniti, di fronte a un televisore, o a un computer. Ogni giorno assistiamo a milioni di uomini morti per fame e ci ritroviamo con un consorzio di musei nazionali del Qatar che compra un quadro di Gaugin per seicento milioni di euro (quante persone si sarebbero potute aiutare con una cifra del genere in un paese dove, accanto a Hotel a sette stelle la gente vive nella stragrande maggioranza in uno stato vergognoso?) Pare poi che la corda con cui è stato impiccato Saddam Hussein sia andata all’asta per sei milioni di euro. Mi dite che senso ha? Stiamo assistendo ad una escalation della guerra in tutto il mondo: si dice vi siano oltre seicento conflitti accesi attualmente nel globo. Hanno arso vivo Muadh al-Kasasibah, un pilota giordano, per mano dei jihadisti, e la Giordania ha risposto giustiziando, subito dopo, una terrorista della quale l’Isis aveva chiesto la liberazione. Si minaccia di “giustiziare” altre persone con la crocefissione. Un mese fa vengono uccisi alcuni redattori di un giornale satirico francese, colpevoli di aver diffuso vignette irriverenti sull’Islam… E’ vero, le vignette erano irriverenti, certamente non dignitose, a volte aberranti, scandalose, ed è anche vero che, per fare vignette satiriche, ci vuole molta intelligenza, specialmente quando si tratta di argomenti religiosi, argomenti per cui, tante volte, nella storia, si è giustiziato con crudeltà il colpevole del reato ascritto, tante, troppe volte anche da parte dei cristiani. Se le cose stanno come sono, secondo me, andranno sempre peggio, perché violenza genera violenza, morte, distruzione, pazzia. Il nostro Papa l’altro giorno ha detto che è un’assurdità che si facciano guerre di Cristiani contro Cristiani. La cosa è giusta, ma, forse, sarebbe meglio dire che è un’assurdità che si facciano guerre di uomini contro uomini. Quando ammazzi un cristiano o un uomo di un altro credo religioso con le tue mani, facendolo realmente, credo sia la stessa cosa: hai ucciso un uomo! Hai impedito ad un altro essere di continuare la sua vita. Gli hai impedito nel modo più radicale di realizzarsi, di curare i suoi figli, di continuare ad avere un sentimento, un’aspirazione. Guerre di uomini che, in nome di una religione, di un credo, giustiziano altri uomini credendo di essere nel giusto, auspicando un eden che nessuno ha mai veduto, e del quale nessuno ci è mai venuto a riferire, per me costituiscono una vera calamità, oltre che un’assurdità. Un eden, una fede, un Dio, che ciascuno sarebbe meglio avesse nel suo cuore; in nome del quale sarebbe meglio professasse pubblicamente, e sempre, la pace e la convivenza tra gli uomini e tra i popoli. Un uomo che tollerasse e accettasse la fede degli altri e che, soprattutto, non mettesse gli uni contro gli altri, in nome di un odio dell’uomo sull’uomo, che nessun libro sacro, da qualunque parte lo si trovi, ha mai professato! In quanto Dio è Amore! Pier Giacomo Zauli

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Categoria: Cosa ne spenso Data di creazione: 08/02/2015
Sottocategoria: Varie Ultima modifica: 13/07/2016
Permalink: (L') uomo del mio tempo Tag: (L') uomo del mio tempo
Inserita da: Pier Giacomo Zauli Pagina vista 1289 volte
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