SE NON CI FOSSE YOUTUBE
Noi non ci rendiamo conto, al giorno d’oggi, di una cosa: della fortuna che abbiamo, a potercene stare comodamente seduti davanti al computer, di poter apprezzare tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
L’unico “difetto” che l’utente di computer ha, al giorno d’oggi, è quello di dover saper fare a scegliere.
Youtube propone, molti aprono un file e lo guardano, ma non sanno perché lo guardano, da che storia deriva, insomma, cosa c’è sotto a un fenomeno che si va a vedere e, il più delle volte, l’ascolto, la visione, la consultazione di un documento diventa superficiale e favorisce la superficialità.
Faccio un esempio: quando io ho cominciato a capire che la musica mi piaceva, che non avrei potuto fare a meno di lei, ho cominciato a comperare dei dischi. Allora, negli anni sessanta, non c’erano i mezzi di oggi. Si comprava un disco, che aveva un costo notevole, e, dopo averlo messo su un giradischi, lo si ascoltava varie volte, cercando di apprezzarlo in tutto ciò che poteva dare. A volte, un pezzo di un disco, se davvero interessava, lo si ascoltava anche centinaia di volte!
In questo modo la cosa si approfondiva. Se il pezzo era tanto appetibile da poterlo anche eseguire, se ne acquistava lo spartito, ci si metteva al pianoforte, si suonava, si cantava, si provava ad interpretarlo…
Insomma, l’ascolto veniva approfondito, apprezzato, acquisito.
Non si comprava un disco tanto per farlo, anche perché ogni acquisto aveva un suo prezzo, costava sacrifici anche dal punto di vista economico.
Nell’arco degli anni, però, le cose sono cambiate.
Dal disco si è passati alla cassetta, alla videocassetta, al CD, al DVD, che, grazie all’espansione di questi supporti, sono costati sempre meno, e si è arrivati anche a un massiccio utilizzo dell’usato.
Personalmente, quando ne ho avuto occasione, ho acquistato intere serie di dischi usati, parlo di centinaia di pezzi, e di questi ne ho ascoltati solo alcuni, lasciando gli altri come riserva, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Poi, nel 2006, nasce Youtube, e le cose cambiano.
Si possono ottenere, attualmente, milioni di registrazioni, gratis, di tutto ciò che si desidera, tramite questo mezzo di comunicazione di massa, e ciò è importante.
Ma, come sempre, quando c’è abbondanza, si spreca.
O, meglio, non si sa che pesci pigliare. Nella “rete” finiscono pesci buoni e pesci cattivi e, se non si ha una cultura sufficientemente ferrata, si rischia di riempire la rete di gusci di poveracce!
Questa mia piccola rubrica, che sto iniziando ora, vorrebbe mettervi al corrente di alcuni “pesci buoni” da mettere nella vostra rete.
Naturalmente, dato il mio mestiere, proverò a riempirvi la rete di “pesci musicali”.
INTERPRETAZIONI E TRASFORMAZIONI
In questa sede vorrei mettere in evidenza alcuni esempi di brani famosi, da qualunque genere vengano (musica classica, leggera, pop, danza…) dei quali prenderò in considerazione varie interpretazioni e, per alcuni, una o più trasformazioni.
Metterò a confronto gli interpreti, proporrò le trasformazioni più significative, sia in senso positivo, sia in senso da me reputato negativo. Mi permetterò sempre di dire la mia, in ciò che considero bene ed in ciò che considero meno bene.
Naturalmente, mi farebbe molto piacere instaurare una discussione con i miei lettori, per sapere se condividono, o meno, il mio parere.
INDICE
L’indice viene fatto sulla base di ciò che ho messo, ma andrà continuamente aggiornato, ogniqualvolta metterò un argomento nuovo. Non è in ordine alfabetico, ma in ordine “di apparizione”, ossia di come mi sono venute le cose.
Per ora, gli argomenti che ho trattato sono questi:
Charles Gounod
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“Ave Maria” (Bach – Gounod)
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Ludwig Van Beethoven
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“Per Elisa”
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Fryderyk Chopin
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“Valzer un minuto”
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Gershwin
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“Summertime”, da “Porgy and Bess”
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Ligabue
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“Certe notti”
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Paoli – Mogol - Toang
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“Il cielo in una stanza”
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Giacomo Puccini
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“Nessun dorma” da: “Turandot”
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Charles Gounod
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“Salut demeure chast et pure” da “Faust”
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Vasco Rossi
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“Albachiara”
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Giuseppe Verdi
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“La donna è mobile” da: “Rigoletto”
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Antonio Vivaldi
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Primo movimento da: “La primavera” (da: “Le quattro stagioni”, Rv 269)
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Il soprano coloratura
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Confronto tra le voci di varie “soprano coloratura”
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AVE MARIA BACH - GOUNOD
Partiamo, nel nostro viaggio dalle “Ave Marie” di Bach – Gounod.
Questo brano è stato scritto, originariamente, per clavicembalo solo, senza il canto.
La parte strumentale, infatti, è costituita dal primo preludio del “Clavicembalo ben temperato”, composto da Giovanni Sebastiano Bach. Originariamente, è in Do Maggiore.
Gounod ha trasformato questo preludio nell’accompagnamento alla sua Ave Maria.
ORIGINALE
PLACIDO DOMINGO
Una delle più belle interpretazioni è quella di Placido Domingo, che si distingue da molte altre per la voce stentorea, lo smalto e il sentimento che riesce a dare a questo brano.
http://www.youtube.com/watch?v=IS1LRrEbgNY
MARIA CALLAS
Andiamo avanti con Maria Callas, una delle più grandi soprano del secolo. Interpretazione superba, delicata e al contempo vibrante. E’ un cantar facile, quello della Callas, con scioltezza ed espressività.
https://www.youtube.com/watch?v=5uzZu9HZBWA
ANDREA BOCELLI
Forse una interpretazione con meno spessore, ma comunque una buona interpretazione: garbata, sciolta, lirica ma non troppo. Comunque, assolutamente appropriata.
https://www.youtube.com/watch?v=Pvn9MTOK_f0
TRASFORMAZIONI
Finora abbiamo visto l’Ave Maria di Gounod interpretata con le stesse modalità in cui è stata scritta dal suo autore.
Ma cosa succede quando le modalità vengono cambiate, a volte, addirittura, invertite?
C’è da fare dei distinguo: una trasformazione è accettabile, addirittura encomiabile, se è un capolavoro! Altrimenti, è proprio una schifezza.
Cercherò di spiegarmi meglio attraverso gli esempi che vi propongo.
AVE MARIA VERSIONE BOBBY MC FERRIN
Ascoltare prima di parlare, ma attenzione: Mc Ferrin è un jazzista, e un grande comunicatore. La registrazione è dal vivo e, prima di cominciare, fa un appropriato, ma alquanto ampio, preambolo. Il pezzo che ci interessa è al minuto 2.08, quindi, se volete, potete guardarvi la presentazione, oppure andate direttamente al minuto 2, o giù di lì.
http://www.youtube.com/watch?v=PgvJg7D6Qck
Sentito che roba?
Mc Ferrin ha fatto fare la parte da solista al coro improvvisato presente in sala, mentre lui ha sostituito il clavicembalo, o lo strumento che avrebbe dovuto fare l’accompagnamento al solista, con la propria voce.
In questo modo, le parti si sono praticamente invertite, ma ne è risultato un vero capolavoro!
Grazie ovviamente alla professionalità ed all’estrema bravura del soggetto, oltre che alla sua perspicace, e, oserei dire, coraggiosissima scelta.
AVE MARIA ALBANO E GASDIA
Una sensazione di pesantezza, data da un coro inopportuno, pesante, che interviene nel bel mezzo del canto solistico, anzi, pardon, del duo; scompenso tra le voci della Gasdia (soprano un tempo raffinatissima e tra le migliori che abbia mai ascoltato) e di Albano (re del pop); ricerca della “gigionata” in certi punti (ma che c’entra??? E’ sempre un raffinatissimo pezzo classico, e, in più, sacro).
Poteva forse essere una buona idea, ma la voce graffiante, seppur con grande estensione, del cantante pop, mal si addice al connubio con quella impostata della cantante lirica, a dimostrazione che, tra i due generi, a parte rarissime occasioni appositamente create ad hoc, non c’è un fico secco di attinenza.
Ma tant’è… il mondo, adesso, va così… Così è se vi pare!
Purtroppo non si trova più questa registrazione, che corrispondeva al seguente link:
http://www.youtube.com/watch?v=Z7pLjJx_hlc
AVE MARIA BARBARA STREISAND
Quando uno è un artista, mi vien da dirlo, è un artista sempre. Barbara Streisand canta in inglese l’Ave Maria di Gounod, la esegue con la sua voce, tipica da musica leggera, eppure riesce a infondere in questa versione così strana un qualcosa di bello, dolce, suadente, nettamente appropriato.
Il timbro non sarà quello giusto per fare un’aria di fine Ottocento, ma la stoffa non è acqua.
Sentire per credere!
http://www.youtube.com/watch?v=KZxjA3NfC7g
PER ELISA
ORIGINALE
Questo è “per Elisa” come l’ha scritta Beethoven: lieve, dolce, insomma, come la conosciamo. E’ eseguita da una grandissima interprete: Valentina Lisitsa
http://www.youtube.com/watch?v=bL_CJKq9rIw
TRASFORMAZIONI
Versione Carosone
Carosone, da buon jazzista, fa di “Per Elisa” una versione particolare, inframmezzata ad altre melodie, prese da Bach. Pur non essendo nulla di particolare, è un bell’arrangiamento, accompagnato da batteria.
https://www.youtube.com/watch?v=AK5IQeYfmKw
Versione Bollani
Bollani racconta che suo nonno possedeva un disco con l’incisione di “Per Elisa” di Beethoven. E lui la ascoltava spesso, anche se la puntina del grammofono del nonno spesso saltava, quindi, nella sua memoria è rimasto quello che sentirete. Nel suo genere, è un vero capolavoro!
http://www.youtube.com/watch?v=5FulwVq1F0I
Versione new age (Dan Gibson)
Ed ecco una versione romanticona che più di così non si può, eseguita da Dan Gibson, con un’introduzione che ricorda “A Salty dog” dei Procol Harum. Solo che le onde del mare sono sempre presenti, in secondo piano.
https://www.youtube.com/watch?v=VBscEBh3m4Y
VALZER DEL MINUTO
Il titolo esatto di questo brano è: “Valzer op. 64 n. 1”. Viene chiamato “Valzer del minuto” per la brevità.
Almeno ch’io sappia, anche se non è mai stato eseguito in un minuto, bensì con qualche decina di secondi in più, questo valzer colpisce comunque per l’agilità con la quale deve suonare il pianista, sempre alle prese con note rapidissime, nella prima e ultima parte, e con un morbido, carezzevole tema, che mitiga il tono del brano, che, altrimenti, potrebbe diventare troppo ripetitivo.
ORIGINALE
Alexander Hintchev
Questo brano, in questa versione, è eseguito come è stato scritto dal suo Autore: con uno stile tipicamente chopiniano. L’esecutore è Alexander Hintchev, famoso pianista bulgaro; l’esecuzione è assolutamente ineccepibile.
http://www.youtube.com/watch?v=_EOmmWpF-a0
Valentina Lisitsa
Anche la versione prodotta da Valentina Lisitsa, pianista ucraina di grande spessore, è assolutamente perfetta. La pulizia del suono e la grande maestria con cui la Lisitsa esegue questo pezzo ne fanno certamente un esempio da ascoltare.
http://www.youtube.com/watch?v=X2JCxapd5hU
TRASFORMAZIONI
Un motivo così accattivante e fugace, non poteva far altro che produrre delle trasformazioni, invogliare qualcuno a “sfruttarlo”. E di modifiche, questo valzer ne ha avute parecchie. Consideriamone una, eseguita da due cantanti: Barbara Streisand e Mina, che hanno mutato il famoso valzer breve in “Questo Settecento” e in “Minute waltz”.
Ascoltiamo entrambe le versioni, che, per quanto trasformino totalmente lo spirito di questo brano, sono davvero carine.
Questa è la versione di Mina (“Questo Settecento”) insieme a quella quella della Streisand (“The minute waltz”), in inglese.
https://www.youtube.com/watch?v=mxXQDoJpCwo
In entrambe le cantanti si può notare, al di sopra di tutto, una cosa: che sanno fare il loro mestiere.
SUMMERTIME
ORIGINALE
La derivazione dalla ca jazz spicca con grande evidenza in questa versione, originale, di “Summertime”. Si può notare come la voce, abbastanza grezza, da nera, della cantante, metta in evidenza un’impronta di tal fatta.
http://www.youtube.com/watch?v=ixdJLXDT_QM
TRASFORMAZIONI
Ma la melodia suadente del brano, una specie di ninna nanna americana da opera jazz, attrae gli interpreti, trasforma gli accompagnamenti, fa sì che venga eseguita da cantanti di tutti i tipi, dal soprano lirico puro alla cantante rock.
Vediamo alcuni esempi salienti:
Callas
La voce affascinante della Callas non si può dire che calzi a pennello con questo brano, ma la sua è comunque un’interpretazione di rilievo, anche se troppo lirica, anche se travisa la componente timbrica in modo troppo sostanziale, con vibrati tipici da melodramma ottocentesco.
http://www.youtube.com/watch?v=alrBe2XF0IA
Renée Fleming
Anche Renée Fleming dà al brano una interpretazione tendenzialmente, anzi, esclusivamente, lirica.
https://www.youtube.com/watch?v=RKfgou8vK2I
Ella Fitzjerald
La voce della Fitzjerald è semplicemente stupenda. Il brano è affrontato con personalità e con quel pizzico di “sound jazz” che non fa mancare al pezzo il sapore della sua origine. Nella voce della Fitzjerald c’è un velluto, una spontaneità rara anche nelle sue colleghe più affermate. Notate gli abbellimenti che la Fitzjerald improvvisa sul canto, la facilità con cui produce le note più acute, la flessibilità vocale.
Ah, dimenticavo, questa eccezionale interpretazione è stata fatta dal vivo, a Berlino, nel 1968.
http://www.youtube.com/watch?v=u2bigf337aU
Ella Fitzjerald e Louis Armstrong
Delizioso il connubio tra la voce suadente, angelica, che mette in luce la Fitzjerald in “Summertime” e quella rauca, tipicamente “scat” di Armstrong, che rivela, come sempre, le sue doti di cantante, e di trombettista jazz. Nel brano appare, infatti, in alcuni punti, anche la sua inconfondibile tromba.
http://www.youtube.com/watch?v=LDF4_qVgbFU
Janis Joplin
Del tutto diverso il caso della Joplin. La voce rauca, a volte afona, stridente, spettrale, stridula, direi acida, più che a far addormentare un bambino potrebbe fargli venire la voglia di buttarsi dalla finestra. Ma l’interpretazione, nel suo genere, è semplicemente fantastica. Può considerarsi un vero capolavoro di questa cantante, morta a soli 27 anni per una overdose di eroina.
https://www.youtube.com/watch?v=bn5TNqjuHiU
CERTE NOTTI
Non c’è bisogno di essere appassionati di rock italiano per conoscere “Certe notti” di Ligabue… la conosco perfino io!
Bene, io conosco due versioni di questa canzone: la prima è originale, la seconda… un po’ meno.
Per questa canzone metto il testo, in quanto è necessario non tanto per l’originale, che si capisce bene, quanto per seguire il cantante della seconda versione che, altrimenti, è un po’ difficile da seguire.
CERTE NOTTI
Certe notti la macchina e' calda
E dove ti porta lo decide lei
Certe notti la strada non conta
Quello che conta e' sentire che vai
Certe notti la radio che passa Neil Young
Sembra avere capito chi sei
Certe notti somigliano a un vizio
Che tu non vuoi smettere, smettere mai.
Certe notti fai un po' di cagnara
Che sentano che non cambierai più
Quelle notti fra cosce e zanzare
E nebbia e locali a cui dai del tu
Certe notti c'hai qualche ferita
Che qualche tua amica disinfetterà
Certe notti coi bar che son chiusi
Al primo autogrill c'e' chi festeggerà
E si puo' restare soli
Certe notti qui
Che chi s'accontenta gode
Così così
Certe notti sei sveglio
O non sarai sveglio mai
Ci vediamo da Mario prima o poi
|
Certe notti ti senti padrone di un posto
Che tanto di giorno non c'e'
Certe notti se sei fortunato
Bussi alla porta di chi e' come te
C'e' la notte che ti tiene fra le sue tette
Un po' mamma e un po' porca com'e'
Quelle notti da farci l'amore
Fin quando fa male fin quando ce n'e'
E si può restare soli
Certe notti qui
Che se ti accontenti godi
Così così
Certe notti son notti
O le regaliamo a voi
Tanto Mario riapre prima o poi
Certe notti sei solo
Più allegro, piu' ingordo,
Più ingenuo e coglione che puoi
Quelle notti son proprio quel vizio
Che non voglio smettere smettere mai
E si puo' restare soli
Certe notti qui
Che chi s'accontenta gode
Così così
Certe notti sei sveglio
O non sarai sveglio mai
Vi vediamo da Mario prima o poi.
|
ORIGINALE
Nella versione originale si apprezza la voce del cantante, tipicamente rock, grave, decisa. Ligabue è uno dei maggiori esponenti del rock italiano con Vasco Rossi e Adriano Celentano.
http://www.youtube.com/watch?v=Se1YVVWRiOs
TRASFOMAZIONI
La Banda Osiris è un gruppo musicale formato da quattro bravi musicisti: Gianluigi e Roberto Carlone, Giancarlo Macrì, Sandro Berti, in azione fin dal 1980. Nei loro spettacoli c’è la costante fusione di musica, teatro e comicità che sprizza da tutti i pori, come potrete notare ascoltando “Certe notti” di Ligabue nella loro originalissima versione, accompagnati al pianoforte da Stefano Bollani. Il cantante che esegue la parte vocale di certe notti è Gianluigi Carlone, un cantante sorprendente in quanto è in grado di simulare una infinità di modi e timbri vocali, compresa la rarissima voce del fischio.
http://www.youtube.com/watch?v=fKhfQRX0Ek8
Che dire di questa interpretazione? Beh, fate voi!!!
IL CIELO IN UNA STANZA
Tra i cantautori genovesi, Gino Paoli è stato sicuramente quello di maggior successo. Dotato di una voce non eccezionale, è un cantautore in grado di scrivere testi molto interessanti e di contornarli delle musiche più appropriate.
Chi non ha mai ascoltato, almeno una volta, la canzone “Il cielo in una stanza” o “Quattro amici al bar”? Bene, “Il cielo in una stanza” ha avuto una bellissima storia, secondo il mio parere. Il testo, poeticissimo, che porta la firma di Mogol e Toang e la musica, costituita prevalentemente da frammenti di scale inframmezzati ad accordi spezzati, hanno reso questo brano orecchiabile, memorizzabile facilmente, cantabile, quindi trasmissibile con estrema facilità a una marea di persone che l’hanno cantata, suonata, interpretata in tutti i modi possibili.
Ma la storia non è finita qui. Ad arricchirne la popolarità è arrivata l’interpretazione di una grande cantante, Mina, che l’ha praticamente modellata sulla sua voce, e che ha fatto la vera fortuna di questa canzone.
Ascolteremo, come sempre, dapprima l’originale, come la cantava Paoli nel 1960.
ORIGINALE
Voce pulita, parole comprensibili, accompagnamento tranquillo, ritmo binario dolce, andamento moderato, melodia dolce ed appropriata al testo, variazioni ritmiche altrettanto appropriate, in crescendo. Paoli la esprime con dolcezza e anche con una certa decisione. L’arricchimento organologico con i violini nella parte più decisa le conferisce quel tocco romantico che non guasta. E’ proprio una bella canzone, che termina con le stesse cadenze di note con cui è cominciata.
https://www.youtube.com/watch?v=jU43Dc9KZbE
TRASFORMAZIONI
PAOLI 2000
È raro che a qualcuno non piaccia il jazz, con i suoi arrangiamenti, le sue improvvisazioni, le modulazioni insolite che ne costituiscono la novità rispetto agli altri generi musicali. Ma da qui a trasformare “Il cielo in una stanza” in un motivetto jazzeggiato… beh, ce ne vuole. E poi quando Paoli, di jazzeggiato, nella voce, non ha proprio nulla, e canta il tutto come prima. La prima volta che la sentii, esclamai: “Ma c’sèl, sta ròba???”
Quante volte mi sono detto: ma Paoli non poteva dormirsela tra quattro guanciali, piuttosto che andare attorno a una canzone che, in sé, era perfetta?
Ohi, non è che la canzone sia brutta, o che Paoli, nel 2000, canti male, ma di rovinare i capolavori era meglio non se ne parlasse.
Questa versione può piacere, forse, a chi non ne ha mai sentito la prima versione, quella buona!
http://www.youtube.com/watch?v=A9tcadiuNL4
Mina
Altra cosa è la canzone eseguita da Mina. La sua voce la nobilita, l’interpreta, ne fa un capolavoro nel capolavoro; la sua voce, sensuale, estesa, facile, piena di armonici, le dà un senso diverso. Le dà quella spinta in più, quel qualcosa che mancava, con tutto rispetto, nelle corde, e non solo vocali, di Paoli.
http://www.youtube.com/watch?v=11mejVpT6Yg
NESSUN DORMA
Credo che, nella storia della musica, non vi sia stato brano più interpretato (nel bene e nel male) di “Nessun Dorma”, tratto dall’opera “Turandot”, ultima opera, incompiuta, scritta da Puccini nel 1924 e rappresentata per la prima volta, postuma, completata da Franco Alfano, nel 1926.
ORIGINALE
Luciano Pavarotti
Certamente la più celebre interpretazione di questo brano è quella del tenore Luciano Pavarotti, che l’ha resa famosa in tutto il mondo. Pavarotti non ha mai cantato l’opera intera, ma l’interpretazione che fa di quest’aria è davvero sublime. Eccolo in una esecuzione fatta a New York, Metropolitan theatre, nel 1980.
https://www.youtube.com/watch?v=cWc7vYjgnTs
Mario del Monaco
Ecco un altro originale. Eseguito da Mario del Monaco, uno dei più grandi tenori lirico drammatici di tutti i tempi. L’interpretazione è ottima, la voce sicura, estremamente espressiva.
https://www.youtube.com/watch?v=CrJC7l5Pn-k
Beniamino Gigli
Gigli fu il più acclamato tenore lirico dopo Caruso. La voce era potente e al contempo, vellutata, ricca di sentimento.
http://www.youtube.com/watch?v=ru8Lf_SAPIo
Jussi Bioerling
Bioerling era un tenore svedese che, per la qualità della voce, era soprannominato il Gigli del Nord.
http://www.youtube.com/watch?v=bUbA5y1hnFg
TRASFORMAZIONI
Dalla - Gasdia
Avete mai provato, se portate un paio di scarpe numero 40, a mettervi un paio di scarpe del 35, magari con tacchi alti?
Bene, se non l’avete mai fatto, fatelo e, in contemporanea, ascoltate questa versione di “Nessun dorma”. Penso che avrete la stessa sensazione.
Un cantante di musica leggera, per quanto bravissimo nel suo genere, non può esserlo altrettanto in generi che pretendono uno stile di canto realizzato con anni di studio, per plasmare la voce come si deve. La voce di Dalla è secca, stridula, fatiscente. Quella della Gasdia (ma cosa si è messa a fare una cantante di tal calibro!!!) è innanzitutto quella di una donna, poi, accanto a quella di Dalla, si fa attaccare la malattia dal cantante maschio e canta (male) quasi quanto lui.
Insomma, un vero disastro! Comunque… ascoltate, per credere!
https://www.youtube.com/watch?v=OyX0_rs7izg
Albano
Voce potente, voce ampia, voce adattissima al genere pop melodico, di cui è considerato il re, in Italia. Albano ha una voce eccezionale, quando canta il suo genere. In “Nessun dorma”, pur arrivando facilmente alle note più acute, compreso il Si finale, non riesce proprio a convincere.
La sua voce è priva di quello smalto che solo i buoni cantanti lirici possiedono. Risulta fuori dalla posizione di suono indispensabile per arrotondare la nota, per renderla appetibile, per realizzare quella magia dove Pavarotti, e con lui tanti altri tenori, eccellono.
Anche in questo caso… ascoltare per credere!
http://www.youtube.com/watch?v=EHDu-sr5EPE
E poi c’è il Nessun Dorma di Caparezza
Beh, in questo caso la celebre aria pucciniana viene presa solo come citazione… il resto è proprio Caparezza (da: “Il sogno eretico”, tour del 2011).
http://www.youtube.com/watch?v=Af-HUTzyBfU
SALUT, DEMEURE CHAST ET PURE
“Faust” di Charles Gounod (1818 – 1893) trae la sua ispirazione dal “Faust” di J. W. Goethe. E’ la storia del vecchio il quale, per prolungare la sua giovinezza, chiede aiuto al demonio, che, in cambio, chiede la sua anima. Gounod, su libretto di Barbier e Carré, ne fece un’opera, che debuttò nel 1859 e che ebbe, ed ha tuttora, un grande successo.
“Salut, demeure chaste et pure” , tratto dal “Faust “, è stato scelto da molti tenori per mettere in luce le proprie doti vocali. Si presta, infatti, ad essere interpretato in più di un modo, specialmente nella parte più acuta. Infatti, un tenore può dar sfoggio, in questo tratto del brano, delle sue qualità migliori, tra cui, in alcuni casi, dello smorzato, ossia della capacità di rendere la nota più acuta (un Do3, che nel pentagramma si rappresenta con Do4) dal forte, o fortissimo, al pianissimo.
Pochi tenori ci riescono, in quanto debbono possedere una tecnica veramente perfetta.
L’aria viene cantata da Faust, che contempla la casa di Margherita, il suo delizioso giardino, all’inizio del terzo atto di questa lunga opera, che consta di ben cinque atti.
Metto il testo sia in francese (la lingua originale), sia in italiano (lingua con la quale, spesso, in Italia, specie negli anni passati, si eseguiva l’opera).
Salut! Demeure chaste et pure, où se
devine
La présence d’une âme innocente et divine!
Que de richesse en cette pauvreté!
En ce réduit, que de félicité!
Ô nature, c’est là que tu la fissi belle!
C’est là que cette enfant a dormi souston
aile,
A grandisoustes yeux!
Là que,de ton haleine enveloppantson
âme,
Tu fis avec amour épanouir la femme
En cet ange des cieux!
C’estlà! oui! C’estlà!
Salut! Demeure chaste et pure, où se
devine
La présence d’une âme innocente et divine.
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Salve dimora casta e pura,
Che a me rivela la gentil fanciulla,
Che al guardo mio la cela!
Quanta dovizia in questa povertà!
In quest'asil quanta felicità!
In quest'asil quanta felicità!
O bei lochi!
Bei lari ove leggiadra e bella!
Ella aggirarsi suol
Ove gentile e snella;
Ella percorre il suol!
Qui la baciava il sole
E le dorava il crine,
Su voi rilvolger suol
Le luci sue divini,
Quell'angelo del ciel!
Si qua, si qua...
Salve dimora casta e pura!
Che a me rivela la fanciulla
Che al guardo mio la cela!
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INTERPRETAZIONI ECCELLENTI
Enrico Caruso
Cominciamo la nostra carrellata di tenori con Enrico Caruso. La registrazione è del 1906. E’ comunque pulita, in quanto è stata rimasterizzata. Il timbro è stupendo: cristallino, acuto, giustamente metallico e relativamente scuro al contempo. Non è difficile pensare che questo cantante, napoletano d’origine, sia stato considerato come il più grande tenore dei primi anni del Novecento.
http://www.youtube.com/watch?v=6jylasOvcXg
Beniamino Gigli
In questo caso, l’aria è preceduta da una breve introduzione. La lingua utilizzata è l’italiano. In epoca fascista, per motivi patriottici, o nazionalistici, furono aboliti i testi in lingue diverse dall’italiano, ed è per questo motivo che molte opere vennero tradotte nel nostro idioma.
Attualmente questo non succede più: cambiare una lingua, il più delle volte, vuol dire cambiare la musicalità del pezzo. Nonostante ciò, la voce di Beniamino Gigli rende alla perfezione quest’aria. Naturalmente, con il testo in italiano, le parole si capiscono meglio…
http://www.youtube.com/watch?v=YnBu3-wAd6Y
Giacomo Lauri Volpi
Giacomo Lauri Volpi (1892 – 1979) è stato uno dei più grandi cantanti lirico spinti della metà del Novecento. Tra le sue opere, è da citare in particolare “Otello”, eseguito nel 1942, alla Scala di Milano. Voce molto interessante, composta, che raggiungeva con estrema facilità anche le note più acute. Non sono da considerare, di questo artista, le ultime incisioni, per avvalorarne la bellezza della voce. Come tutti i cantanti, anche Lauri Volpi, dopo i sessant’anni, ebbe un notevole declino, ma, come tanti altri suoi colleghi, non smise mai (purtroppo) di esibirsi, fino a oltre ottant’anni.
http://www.youtube.com/watch?v=RpCy98rDPeY
Jussi Bioerling
La voce vellutata di Bioerling e la sua estrema facilità, specialmente nel registro acuto, rendono questa romanza dolce, la fanno sembrare facile, tanta era la padronanza vocale di questo artista con la A maiuscola. Da notare che è cantata in svedese, in un recital dal vivo.
https://www.youtube.com/watch?v=hEZnTYR1KRg
Giuseppe di Stefano
Con Di Stefano si potrebbe parlare della più bella voce di tenore lirico mai esistita al mondo. Tra le innumerevoli opere eseguite, Faust, cantata al Metropolitan Theatre di New York, nel 1949, insieme alla grande Dorothy Kirsten, nel ruolo di Margherita. Ascoltate la suggestiva interpretazione della romanza, ed ammirate la facilità con la quale smorza il Do di petto, per portarlo dal forte al pianissimo. Pochi ci riescono; pochissimi ci riesco bene…
https://www.youtube.com/watch?v=j6rfvfw8M_M
Franco Corelli
Tenore lirico drammatico, con voce omogenea, scura e potente, la sua interpretazione del brano ha qualcosa di diverso dalle altre interpretazioni: a cominciare dalla potenza di suono, che viene ancor più messa in rilievo dall’acuto. Seppur “preso dal basso”, quando entra nella nota è di una potenza davvero esplosiva. Proprio, come si suol dire, “a voce piena”!
http://www.youtube.com/watch?v=PRUeGHTex-8
Alfredo Kraus
Una delle voci più longeve e tecnicamente precise. Kraus ha cantato, e bene, fino alla fine della vita. E’ un caso davvero rarissimo, nella storia dell’opera. Cantante tedesco, si è esibito in tutti i teatri del mondo, in particolare in quelli italiani, riscuotendo sempre calorosi consensi. L’interpretazione che ti propongo è dal vivo, a Tokio, del 1973: nota la spontaneità del canto, avvalorata da una tecnica vocale praticamente perfetta. Ascolta attentamente l’insieme dal brano, e l’acuto, spavaldo, lungo, stentoreo!
http://www.youtube.com/watch?v=f38Wfoevlgs
Jerry Haddey
Tenore lirico puro, con una voce piena, ricca, espressiva, la sua interpretazione del brano è davvero convincente. L’acuto è diverso da quello di tutti gli altri. E’ eseguito, infatti, in un leggerissimo falsetto, che sfrutta anche per le altre, poche note che restano al brano per finire.
http://www.youtube.com/watch?v=mXnAnOIWkyU
Placido Domingo
Domingo non ha certo bisogno di presentazioni. Tenore musicalmente coltissimo (attualmente, dopo i settant’anni, fa il direttore d’orchestra), musicista completo, è stato protagonista nelle scene di oltre settanta opere. Può considerarsi come il più completo cantante di tutti i tempi. La sua voce, lirico drammatica, spazia nei repertori più vari. La voce piena, leggermente tendente a quella del baritono, dà al brano un senso piuttosto drammatico. Il fiato, preso prima dell’acuto, gli consente di prendere il Do con una maggiore esuberanza.
http://www.youtube.com/watch?v=ovu0cJH4394
Luciano Pavarotti
Oltre trenta le opere interpretate da Pavarotti nella sua luminosa carriera. Tenore lirico, dal timbro particolarmente generoso, la sua interpretazione di “Salut demeure” è caratterizzata da una voce molto particolare, inconfondibile. I suoni sono sempre legatissimi, controllati, e al contempo naturali. L’aria è introdotta dalle frasi che la precedono. L’acuto si può dire solo che è bello!
Giuseppe Sabbatini
Sabbatini è tra i tenori italiani più quotati e raffinati dell’ultima generazione. E’ un musicista completo. Quando non canta, fa il direttore d’orchestra, lavoro che, attualmente, lo ha portato a grandi soddisfazioni. La sua voce è quella del tenore lirico puro. E’ estremamente espressiva, duttile, ma sempre controllata. Ascoltate il brano e notate la perfezione con la quale affronta il Do acuto, portandolo dal forte al pianissimo senza alcuna incertezza, filandolo fino alla fine. Oltretutto, dal vivo. Sorprendente!
http://www.youtube.com/watch?v=fay_-3WnlQU
ALBACHIARA
ORIGINALE
Vasco Rossi scrive e interpreta “Albachiara” in un singolo del 1979. Il brano ha subito un successo strepitoso.
La canzone fu scritta di getto, mentre la madre cucinava. Gli fu ispirata da una ragazza tredicenne di Zocca, il suo paese natale, mentre passava per la strada.
L’interpretazione di Rossi è davvero originale. In particolare, è strana la sua emissione vocale, all’inizio della canzone, subito dopo quattro accordi di un pianoforte solista: un inimitabile falsetto rauco, che le conferisce un sound quasi spettrale (sembra imitare un po’ il timbro di Janis Joplin, al maschile…). Poi la voce si amplia, diventa quella tipica del cantante, che accenna al falsetto solo verso le ultime parole, dopo le quali la musica procede con una lunga coda, solo strumentale.
L’interpretazione, per questo genere di brano, può considerarsi unica ed inimitabile, sicuramente appropriata.
https://www.youtube.com/watch?v=Er2tKUSv1CY
TRASFORMAZIONI
La tentazione di reinterpretare un brano celebre è venuta a molti artisti. Addirittura, è venuta al Teatro alla Scala di Milano!
Ma procediamo con ordine.
Lasciamo perdere la versione dei “Buio pesto”, che c’entra e non c’entra…
NOEMI
Non canta male, la Noemi, ma non vi sembra che stravolga il brano, che lo renda completamente svilito da qual fascino da rockettaro un po’ allampanato che aveva stupendamente reso il suo autore? Da quel capolavoro magnificamente strampalato che se lo vai a modificare anche solo di un suono è come se tu togliessi una carta di sotto a un castello di carte?
http://www.youtube.com/watch?v=-2GcFfy2QMs
SCALA DI MILANO
Mo se Vasco Rossi, e quelli della Scala fossero andati a fare un giro, magari in bicicletta, che so, Roma Sidney, con tanto di traversata dall’Oceano a nuoto, magari senza ritorno, non sarebbe stato meglio?
Va bene Noemi, va bene che al mondo tutto si può danzare, ma almeno non fatemi danzare “Albachiara” da una vecchietta più che trentenne! Albachiara non è né Albagrigia, né Albascura, perbacco!
E poi… ma lo sapete voi chi è Vasco Rossi??? Lo abbiamo scambiato, forse, per Morricone??? Per un musicista d’atmosfera da film, e per di più romantico? E in più con un coretto lirico che fa proprio pena, in questo contesto!
Ma io mi meraviglio che il Vasco c’è stato, a questo gioco!!! O gli hanno dato una mazzetta da un milione, oppure s’è rincoglionito! C’sèl, sta roba? Il arà fàta nech a la schéla, mo l’è propri ‘na ciusté!
http://www.youtube.com/watch?v=giZKj0fkWxY
LA DONNA E’ MOBILE
Quest’aria deriva dall’opera “Rigoletto” di Giuseppe Verdi. L’opera è ambientata alla Corte di Mantova, in epoca rinascimentale.
Il protagonista maschile, il Duca di Mantova, incurabile, ricco e nobile libertino (tenore), fa invaghire di sé Gilda, figlia di Rigoletto, il giullare di corte, e la seduce solo per gioco. Rigoletto medita vendetta. Assolda un sicario, Sparafucile, per uccidere il duca, ma questi, anziché eliminare il duca di Mantova, accoltella Gilda che, saputo delle peripezie del padre, ancora pazza d’amore per l’amante, si è travestita da uomo, per sostituirlo e ingannare, in questo modo, Sparafucile. Morirà tra le braccia del padre, disperato.
Nell’aria “La donna è mobile” il Duca di Mantova esprime ciò che pensa delle donne in generale: esse sono mobili qual piuma al vento, leggiadre ma menzognere, tanto da essere sempre misero colui che affida loro il suo cuore (verrebbe da dire: “Senti chi parla”). Prima di ascoltarla, leggi il testo:
La donna è mobile
qual piuma al vento,
muta d'accento e di pensiero.
Sempre un amabile,
leggiadro viso,
in pianto o in riso, è menzognero.
La donna è mobil
qual piuma al vento,
muta d'accento e di pensier!
È sempre misero
chi a lei s'affida,
chi le confida mal cauto il cuore!
Pur mai non sentesi
felice appieno
chi su quel seno non liba amore!
La donna è mobil
qual piuma al vento,
muta d'accento e di pensier!
e di pensier!
e di pensier!
ORIGINALE
Questo brano è cantato da un tenore lirico, con grande spavalderia.
Ascoltiamo una versione del canto, inserita nell’opera, come deve essere cantata.
L’interprete che ho scelto è Luciano Pavarotti, un tenore adattissimo a questa parte. L’aria è completa con tanto di scena. Notate come questo cantante esibisca questo pezzo con grande esuberanza e facilità.
http://www.youtube.com/watch?v=xCFEk6Y8TmM
TRASFORMAZIONI
La trasformazione che vedremo ora ha qualcosa di originale. Non si è limitata a cambiare qualcosa, ma addirittura ha modificato totalmente il contesto in cui si svolge. Generalmente sono contrario a questo tipo di cose, ma bravura di chi l’ha realizzata, Stéphany Lambiel, comunque, l’ha resa un vero capolavoro.
Non vi dico altro. Guardare per credere!
https://www.youtube.com/watch?v=8wSVPvXwhOQ
IL SOPRANO COLORATURA
L’opera è lo forse spettacolo più elaborato e costoso al mondo, dopo madre natura.
Nato agli inizi del Seicento, e sviluppatosi fino al 1950, pur non avendo, al giorno d’oggi, molti compositori che scrivano opere nuove, e di successo, continua ad essere eseguito, tramite i capolavori del passato, in tutto il mondo, praticamente tutti i giorni del mondo, in centinaia di teatri sparsi per i quattro continenti.
E questo lo si farà per chissà quanti secoli ancora!
Sono convinto che, quando una cosa dura nel tempo, non possa che non avere una sua validità, altrimenti sarebbe già stata dismessa da un bel pezzo.
Nell’opera tutto collabora alla realizzazione dello spettacolo: costumi, scene, strumenti musicali, luci, effetti, ma, su tutto ciò, una cosa spicca, da sempre, ed è la voce.
La voce è la massima espressione dell’opera. La voce solista, che, fin dal Sei - Settecento, ha creato degli standard vocali, che si possono cristallizzare nella catalogazione delle sei voci che caratterizzano i cantanti, ossia, partendo dalla voce più grave: Basso, Baritono, Tenore, Contralto, Mezzosoprano e Soprano, pur essendo “incanalata” in queste “gabbie timbriche” può possedere dei timbri, delle sfumature, che la rendono personale, e che ci fanno dire che chi la possiede è un cantante eccezionale.
Tra i cantanti eccezionali, alcuni hanno fatto scuola, hanno provato a tramandare la loro tecnica ad altri, per insegnar loro il mestiere più bello del mondo; altri non l’hanno potuto fare, perché la loro voce era talmente unica ed irripetibile da non poter essere replicata. Ed è proprio di queste voci che ora tratteremo.
Tra i timbri vocali femminili più di spicco, nel mondo della lirica, abbiamo i soprani. Tra le voci che più rendono soggettivo, eccezionale e irripetibile il loro timbro, dobbiamo prendere, sopra tutte, quelle dei “Soprani coloratura”, veri funamboli della voce, potremmo dire i veri acrobati della voce, capaci, con le loro esibizioni, di stupire e meravigliare qualunque persona li ascolti.
Questa figura di soprano, così particolare, nasce per soddisfare le esigenze dell’opera, tra il Seicento e la prima metà dell’Ottocento. In molte opere, la presenza dell’ ”aria col da capo” ha favorito l’aggiunta di abbellimenti e variazioni ad libitum alla seconda parte dell’aria che, essendo “col da capo”, se fosse stata fatta uguale, sarebbe stata noiosa. Il cantante, o la cantante, abbellivano allora la ripresa dell’aria con abbellimenti, gorgheggi, note aggiunte, che facevano presa sul pubblico, lo mandavano letteralmente in delirio.
Su Youtube si trovano molti soprani coloratura, presi isolatamente, ma per chi volesse farsi un’idea, anche se approssimativa, di cosa vuol significare questo timbro, può andare direttamente sul link che vi propongo, in cui, pur in brevi frammenti, potrà apprezzare qualche “tratto saliente” della bravura di una ventina di queste sorprendenti interpreti.
Il link che vi invito ad aprire contiene la registrazione di un frammento ciascuna eseguito da: Mado Robin, Mady Mesple, Lily Ponce, Silvia Voinea, Anna Moffo, Beverly Sills, Luciana Serra, Edda Moser, Editha Gruberova, Joan Sutherland, June Anderson, Mariella Devia, Ruth Ann Swenson, Natalie Dessay, Elisabeth Vidal, Diana Damrau, Desiree Biancatore, Jessica Pratt, Maria Adelaida Rodriguez.
Sono state le più grandi soprano coloratura al mondo, a partire dagli inizi del Novecento.
Il creatore del link dice di aver escluso, tra tutte queste cantanti, Maria Callas, in quanto è stata la più eccezionale, la più grande di tutte. Per lei, probabilmente, non basterebbero neppure una decina di link a parte.
http://www.youtube.com/watch?v=J-GPxk8n0aE