TRAVIATA AL
MASINI
Faenza, 15
Novembre 2013
Cose dell’altro
mondo… o, almeno, cose che non ti saresti aspettato sotto questa dimensione.
Tutto è
cominciato una ventina di giorni orsono.
Teresio
Savini viene, insieme ad Aurelio Samorì a presentarmi un progetto. Ne discutiamo,
parliamo insieme alla mia Dirigente, poi lui e Aurelio fanno una capatina nell’aula
di musica e assistono a un frammento di lezione in cui faccio ascoltare delle
voci impostate.
Non so se
sia stato lui (Teresio) a cominciare, o se abbia cominciato io, e non ricordo
neppure su cosa abbiamo discusso.
So solo che,
alla fine dei nostri discorsi, ci siamo messi d’accordo per far partecipare gli
alunni di una classe, dopo avergliela presentata, alle prove di “Traviata”, che si sono svolte proprio
questa sera.
E proprio
questa sera ho assistito ad una magia davvero inaspettata: sedici alunni della
terza C, abituati ad ascoltare haevy metal, rock duro, canzoni attuali, e,
spesso, a rifiutare i prodotti del passato, sono rimasti incollati, per oltre
tre ore, senza muovere ciglio, senza dir parola, a un’atmosfera creata da
Giuseppe Verdi e da un ensemble formato da strumentisti, coristi, solisti
davvero degni di ogni encomio, che sono riusciti a far piacere, anzi, a far entusiasmare,
per un così lungo tempo, sedici marmocchi e due accompagnatori: io e il Prof.
Michele Orlando, che sono rimasti basiti per la fluidità dell’opera che sono
andati a vedere, e per la bravura, davvero eccezionale, degli interpreti.
A cominciare
da quel violino, davvero incredibile, di Nicolò Grassi, che ha saputo dare alle
note iniziali dell’ouverture, e di tutti i frammenti in cui si è esibito da solista,
la giusta intonazione, il sentimento, la coerenza, un modo di suonare che ti
colpisce per ciò che ti trasmette, che ti incanta.
A proseguire
con una piccola orchestra, formata da una decina o poco più di elementi, sempre
attenti ai gesti direttoriali di Maurizio Scarfeo e di Monica Ferrini,
eccezionali conduttori di una serata in cui si sono poi messi in luce, e che
luce! il soprano Valeria Canzi, al suo esordio in questo ruolo, il tenore Paolo
Lardizzone e il baritono Giorgio Valerio, insieme al cast degli altri solisti, e a
un coro, una scenografia e un corpo di ballo che hanno dato vita a una serata di prove
indimenticabile.
A
dimostrazione, ancora una volta, che per fare dell’arte di qualità non
occorrono milioni di euro. Che per portare avanti un progetto bastano
professionalità, caparbietà, voglia di fare oltre misura, disponibilità,
sapersi sempre mettersi in gioco, affrontare le inevitabili rivalità e invidie,
non essere campanilisti, essere capaci di trasmettere le proprie idee agli
altri, non essere attaccati al denaro… ma cosa cavolo sto dicendo???
Lasciamo
perdere!!!
Piuttosto,
torniamo a cose più concrete: come la bella voce sfoderata da una Violetta
ricca di sentimento, di un Alfredo con una splendida “voce avanti”, di un
Germont che più Germont di così non si può, ma anche di tutte le piccole parti
riservate ad Annina, Flora, Grenville, Gastone, Duphol… Perché, se è vero che le parti
principali sono importanti, è anche vero che se una parte più piccola sbaglia
una parola, fa un attacco sbagliato, stona anche solo una nota può mandarti a
monte un capolavoro che la circonda, come un colpo di vento in un castello di
carte!
Comunque,
tornando al mio discorso iniziale… vorrei farti i complimenti, Teresio; vorrei
strampalarmi di grazie, Monica, vorrei ringraziare davvero tutti per aver reso
un’opera di tre ore e passa come una soave canzone: una canzone d’amore che,
forse, lascerà una traccia per sempre a coloro che hanno assistito alla sua
lieve, intensa esecuzione.
Pier Giacomo
Zauli
P. S. Ah... dimenticavo. L'opera si replica domenica 17 novembre, alle ore 16. Posti in biglietteria, a euro 20 cadauno. Sicuramente ben spesi!!!