LE PREGHIERE DEGLI UMILI
Di Suor Cristina Solaroli
“C’è da chiedersi quale preghiera mai, o quale espiatoria penitenza possa redimere una umanità così degenerata che scende perfino alla profanazione dei bambini! Se non vogliamo bene neppure ai nostri piccoli e non sappiamo proteggerli dal male, da qualsiasi male, non riusciremo mai a migliorare il mondo in cui viviamo, né riusciremo a convivere tendendoci la mano nell’amicizia e non costruiremo il nostro futuro e quello dei nostri figli: saremo capaci soltanto di distruggere per arrivare, forse, ad una vera e propria Apocalisse.”
(ultima frase del volume “Un’arma contro la guerra: le preghiere degli umili”) di Suor Maria Cristina Solaroli
Carissima Suor Cristina,
ho letto il Suo ultimo libro: “Un’arma contro la guerra: le preghiere degli umili” e devo dire di essere rimasto, il più delle volte, sconvolto, dall’asprezza delle immagini che scaturiscono da queste preghiere, o dalle lettere scritte non solo da umili soldati, spesso privi di una “educazione linguistica” tale da permettere un verso scorrevole, ma da cappellani militari, vescovi, poeti, statisti, sorelle dei militari…
Ma, in tutte, è sempre presente la realtà dei fatti, la situazione vissuta, il prostrarsi a Dio, al quale si chiede un’indulgenza, la protezione, l’accoglimento di una supplica per sé medesimi, per i propri famigliari, per un auspicato ritorno.
Un libro ricco di illustrazioni esplicative, di documenti, e scritto e commentato con una penna viva, non sempre accondiscendente alle preci ed alle affermazioni contenute nei testi delle suppliche, anche se fornite sempre dell’imprimatur ecclesiastico: ma chi potrebbe accondiscendere a immagini sacre che “santificano la guerra” (come a pag. 73)?
C’è, in questo libro, tutta l’incapacità dell’uomo, del soldato che ci si trova proprio nel bel mezzo, di capire il perché delle guerre, del rendersi conto pienamente del proprio sacrificio, che va a discapito di se stessi, delle proprie famiglie, dei propri affetti, della propria individualità, che, in ogni modo, vengono calpestati.
Cose che emergono, in particolare, nella “Preghiera del ribelle”, scritta da Teresio Olivelli, riportata a pag. 98, e dalle ultime frasi di Suor Cristina, che fa un commento sulla condizione prodotta dalla guerra ai giovanissimi mutilati (riportata in questa pagina, all’inizio), vero, tristissimo, culmine di un libro che ho letto tutto d’un fiato, per la ricchezza umana che scaturisce da ogni sua parola.
Un volume il cui intento è comunque ben espresso dalle parole che Suor Cristina scrive a pag. 6, prima della sua lettura:
“Storie sottili intrecciate
di guerre vissute e sofferte
passano tra le mani.
Immagini che dicono
preghiere ed affetti
paure, pericoli,
assenze, abbandoni
oltre le parole.
Una fede semplice
affidata a poco.
Ricordi del cuore
perduti nel silenzio.
Ritorni mutilati del sorriso
per quanti restarono sul campo.
Povera umanità
disperatamente aggrappata
a frammenti di carta
per sopravvivere.” (M. C. S.)
Pier Giacomo Zauli