Faenza, 13 febbraio 2010
E’ la prima volta che assisto al Pavone d’Oro dalla parte del pubblico. Non mi era mai capitato, e devo dire che è una cosa totalmente diversa, anche perché non hai preoccupazioni di sorta, ti puoi rilassare e pensare solo ad ascoltare.
E ieri sera ho provato davvero il piacere di ascoltare una quindicina di ragazzi davvero preparati sotto tutti gli aspetti: tecnica, grinta, interpretazione e soprattutto originalità trapelavano dalle belle voci della serata: dai più piccoli, ai preadolescenti, ai “vecchi” dai 14 ai 18 anni.
Il tutto trattato con la solita cura e professionalità degli organizzatori: dai fratelli Andrini, patron della manifestazione, alla curatissima Orchestra capitanata dal Maestro Gabriele Bertozzi, allo staff dei fonici, al presentatore, Sandro Bucci, ai vari attori che si sono presentati man mano sulla scena, con le loro gag, e il loro modo di rapportarsi con il pubblico e con i cantanti in maniera semplice, cordiale, facendoli sentire sempre a casa propria, all’interno di una cerchia allargata di vecchi amici che ti comprendono e capiscono tutto ciò che hai fatto per salire su quel palco.
Ragazzi accompagnati da un eccezionale trio di cantanti (in ordine alfabetico: Alessandra Abbondanza, Martina Cimatti e Laura Gambi) e dal coro della media “Europa”, che ha eseguito con grinta e un atteggiamento davvero impeccabile le canzoni dei più piccoli, diretto da un’altrettanto grintosa, decisa, ferma, attentissima e risoluta Donata Donati.
E questo è il Pavone che ho sempre conosciuto, anche dietro alle quinte. Un Pavone per il quale mi sono battuto anch’io per tanti anni, e per cui spero di potermi ancora battere in tutto il mio futuro, proprio perché l’ho sempre visto adeguato alla situazione alla quale andava incontro: quella di un divertimento intelligente, fuori dall’arrivismo e dal protagonismo esasperato spesso presenti nell’universo della canzone.
Unico problema: l’insormontabile difficoltà che dovrà affrontare la giuria di quest’anno nel decidere chi far passare in finale! Infatti il livello dei cantanti è talmente alto da non far pensare a un giudizio sereno, con il quale si possa scegliere o eliminare con la massima sicurezza un cantante, poiché sarebbero tutti da passare al Masini, perché per tutti c’è stato, come dicevo sopra, un livello altissimo e, ciò che più conta, una grande originalità nella voce e nell’interpretazione.
Pier Giacomo Zauli